Ciao Silvia che bello averti qui nella sezione Le interviste di eSse! Era da tempo che volevo ospitarti perché il tuo bellissimo libro “Tre amiche a New York” mi ha fatto venire una voglia di visitare la Grande Mela e allo stesso tempo ha in parte placato questo desiderio perché leggendolo mi è sembrato di essere lì: nei parchi, sui ponti e sui palazzi più visitati del mondo!
Proprio per questo motivo vi ricordo l’articolo dedicato al libro di Silvia che ho pubblicato nella rubrica Recensioni e che vi invito a curiosare perché merita davvero!

E: Prima domanda, lo so è classica ma decisamente immancabile, parlaci di te!
S: Per prima cosa, grazie di cuore per avermi ospitata nel tuo spazio, è un piacere poter parlare con voi di libri e della meravigliosa città di New York. Ma per rispondere alla prima domanda, io sono un’eterna sognatrice; vivo di più nei mondi che invento che nel mondo reale. A volte rivivo i posti che ho già visitato grazie alla scrittura, altre volte li esploro solo con l’immaginazione attraverso le storie dei miei personaggi. Dedico gran parte del mio tempo all’editoria; dalla progettazione, alla scrittura, all’impaginazione.
E: Ami davvero quello che fai ed è bellissimo! Ma sono curiosa, come hai scoperto la passione per la scrittura?
S: La passione per la scrittura è nata quando avevo circa otto, nove anni. Leggevo moltissimo; all’epoca ero fissata con le serie “Piccoli Brividi”, “Terrore”, “Il club delle babysitter” e “Le ragazzine”. Ma è proprio grazie a R.L.Stine, autore della serie “Piccoli Brividi”, se mi sono appassionata alla scrittura, dedicando un intero quaderno alla stesura di una storia che un giorno trasformerò in un libro vero e proprio. Si intitola “Spettri assassini” e lo custodisco gelosamente nella libreria come tesoro prezioso. Questa è stata la mia prima avventura con la penna, ma nel corso delle medie e delle superiori ho realizzato moltissimi scritti. Dalle poesie, ai racconti brevi a “Frozen in love”: il primo libro un po’ più articolato. Libro che ho scritto durante il liceo e che ho stravolto nel corso degli anni, arrivando a pubblicarlo nel 2019 con Panesi Edizioni. La scrittura ha quindi iniziato a far parte di me e dei miei sogni fin da quando ero alle elementari e dicevo alla penna lunare di Sailor Moon di trasformarmi in una scrittrice, recitando la frase: «Penna lunare, in una brava scrittrice mi voglio trasformare!».
E: Ricordo perfettamente le letture che hai citato! Ad ogni modo la tua penna ha decisamente esaudito il desiderio perché leggerti è davvero piacevole! Il tuo esordio però, se non erro, è stato con libri per bambini! Palarci un po’ di Posso.

S: Sì, ricordi bene. Il primo libro che ho pubblicato è stato “Posso e la Fiamma nella foresta”, primo di una trilogia fantasy per ragazzi. La saga è composta in tutto da quattro volumi (un prequel autoconclusivo e la trilogia vera e propria). Ho deciso di scrivere la storia di Posso per rendere omaggio a un personaggio che avevo inventato quando ero bambina insieme a mio papà. Io ero una bimba super vivace e non stavo mai ferma. Chiedevo di continuo: «Papà, posso fare questo? Posso andare lì? Posso giocare là?», e mio padre per farmi star buona mi rispondeva sempre: «No. Solo Posso può». Incuriosita, mi informavo su questo strano esserino che poteva far tutto, ma ottenevo sempre poche risposte. Posso era piccolo e viveva in un fungo nel bosco insieme alla sua amica lumachina. Così lo andavo a cercare nel bosco dei miei nonni e, non trovandolo, mi convincevo che avesse il potere dell’invisibilità. Nel 2014 mi trovavo nel bosco dei miei nonni, in quello stesso bosco dove cercavo Posso quando ero bambina, ed è stato in quel momento che ho capito di voler inventare una storia che avesse lui come protagonista. Una storia che raccogliesse i temi che mi stanno a cuore: l’inquinamento ambientale, il disboscamento, il cambiamento climatico, il rispetto per gli animali e la natura, l’amicizia, l’esclusione del “diverso”. Tutti temi molto delicati che ho cercato di inserire in una storia avventurosa e ricca di colpi di scena. Quando ho finito di scrivere il primo libro della saga sono andata alla fiera del libro di Torino con un trolley pieno di copie da proporre agli editori. Lì ho trovato quello che sarebbe stato il mio editore nei successivi quattro anni; infatti la saga di Posso inizialmente l’ho pubblicata con una casa editrice, ma nel tempo ho capito che avrei voluto pubblicarla come autrice indie. Solo nel 2020 ho riottenuto i diritti e ho pubblicato l’intera saga in self publishing. Durante la quarantena i piccoli Posso hanno unito molte persone. Paola, su Instagram @paomaren75, ha iniziato a leggere la saga nelle dirette pomeridiane. Il gruppo piano piano si è allargato sempre di più ed è stato rinominato “Club di Posso”. Giorno dopo giorno i bambini disegnavano i personaggi della storia, partecipavano alle dirette e riempivano di gioia le tristi giornate del lockdown. Pensa che io ho trascorso quei due mesi da sola in casa, ma proprio grazie alle dirette in cui leggevamo la storia di Posso non mi sono mai sentita sola. Si può dire che la scrittura ha confermato di essere qualcosa di bello, che fa stare bene. Ma in questo caso è andata oltre, perché nonostante si crei in solitudine e si consumi in solitudine, ha unito e fatto nascere amicizie virtuali preziose.
E: Non pensavo ci fosse così tanto dietro ad un personaggio. Prima di tutto il rapporto con tuo papà, cosa che trovo bellissima: da un gioco e una frase, detta magari senza dargli troppa importanza, è nata una bellissima saga; poi i temi trattati che reputo fondamentali da sviluppare fin da piccoli ed infine l’esperienza nel lockdown. Complimenti per tutto, hai saputo creare un qualcosa di davvero bello e unico ma soprattutto condivisibile con tanti. Ma, oltre a Posso e alla sua saga, cosa ha creato la tua penna?
S: ho creato varie opere e sono tutte di genere diverso. La saga su Posso è un fantasy per ragazzi. “Le avventure di Posso” è il prequel. La trilogia è composta da: “Posso e la Fiamma nella foresta”, “Posso nella morsa dei ghiacci” e “Posso tra le ceneri di Eonia”. “Frozen in love”, di cui ho parlato nella seconda domanda, è uno sport romance/young adult. Poi ho scritto un mystery/horror per ragazzi che si intitola: “Il telefono dell’aldilà”. Un chick lit :“Tre amiche a New York”, di cui parleremo tra poco. Un romance dal titolo: “Oltre la tempesta” e infine una fiaba illustrata: “Tesori abbandonati”.
E: Tanti generi e tante storie, davvero complimenti! Dove prendi ispirazione per le tue storie? Ed in particolare per “Tre amiche a New York”?
S: Dipende. Alcune storie nascono dai viaggi, altre dai sogni, altre ancora traggono ispirazione dai corsi seguiti all’università (nello specifico, quelli di cultura portoghese).

La trama di “Tre amiche a New York” l’ho inventata grazie a un viaggio a New York. Era dicembre del 2017 e giravo per le strade di DUMBO Brooklyn. Guardavo ammirata gli edifici di quella zona e immaginavo quanto sarebbe stato bello mollare tutto e vivere un’avventura lì, nella via famosa per la locandina di “C’era una volta in America”, il capolavoro di Sergio Leone. Sapevo che nella realtà difficilmente avrei potuto farlo, ma perché non affidare l’avventura a uno dei miei personaggi? Quando sono arrivata a Pebble Beach avevo già la storia ben chiara nella mente. Avrei preso ispirazione dalle mie esperienze di studio e di lavoro per descrivere la realtà vissuta dalla protagonista, poi le avrei affiancato due amiche che la accompagnassero. Amiche che, a loro volta, si ispirano alle mie due “sorelle per scelta” nella vita reale. Così le ho fatte partire per New York.
E: Insomma in parte quindi ci sei anche tu in questo libro! Ambientato un po’ a New York e un po’ a Genova. La seconda è la tua città mentre la prima è stata appunto meta di un viaggio ma come hai scoperto tutte le bellissime cose che ci racconti tramite Leonardo Nuvoli? Ho apprezzato davvero molto questa ricchezza di dettagli perché ho potuto visitare parti della città con la fantasia ed è stato bellissimo.
S: Le ho scoperte un po’ grazie al viaggio, un po’ grazie allo studio. Mi spiego meglio. La maggior parte dei posti li ho visitati durante il viaggio a New York, ma molti dei luoghi che ho descritto nel libro non sono riuscita a vederli. Credo non basterebbero neanche dieci viaggi per visitare bene la city. È in continua evoluzione, e da un anno all’altro spuntano nuovi quartieri, nuovi locali, nuovi musei. Per descrivere nel dettaglio i luoghi mi sono armata di libri e pazienza. Ho studiato su testi di architettura e di storia per raccontare molti degli aneddoti narrati da Leonardo. Per fare un esempio su un luogo che ho descritto ma non visitato, non sono stata a Williamsburg, il quartiere hipster di New York, e per parlare dei mercatini famosi che vengono organizzati sono andata a informarmi sulle attività del quartiere. Così ho potuto parlare dei tipi di prodotti venduti all’Artist & Flea, il mercato dove oltre alle classiche bancarelle ci sono anche artisti che vendono le loro opere. Non sono mai stata neanche al Brooklyn Bowl, il locale di Brooklyn che è un bowling, una discoteca e un ristorante al tempo stesso. Mi sembrava un posto talmente insolito che dovevo farlo visitare a Misa, Mara e Gaia. Dunque non tutti i locali che nomino li ho visti di persona.

Tutt’altro discorso per Torta in tazza cupcake, pasticceria dove vanno a lavorare le tre protagoniste. In questo caso non c’è nulla collegato a luoghi esistenti. Ho solo unito alcune delle mie passioni: l’amore per i dolci e per gli unicorni. Ho deciso di inserire l’attività nel Village perché è uno dei quartieri che ho amato di più in tutta Manhattan. Insieme a Soho, dove ho messo Tra le nuvole con Nuvoli, l’agenzia di Leonardo. Per il lavoro di Leo mi sono ispirata a un ragazzo che fa davvero l’Urban Explorer a New York. Si chiama Piero, è di Salerno e organizza tour per gli italiani. C’è stato un periodo in cui lo seguivo spesso sui social e ho pensato che il suo lavoro fosse l’ideale per il personaggio maschile del mio libro. Solo così avrei potuto descrivere la città nel dettaglio senza andare fuori tema. Se Artemisia avesse conosciuto un avvocato o un assicuratore, non avrebbe potuto partecipare ai tour guidati di Leo nella città di New York.
E: Decisamente geniale e ripeto hai saputo portarmi letteralmente nelle Grande Mela. Potrei organizzare un tour sul luogo da tanti dettagli che ho appreso leggendoti! E proprio parlando di informazioni, i futuri sposi sono sempre alla ricerca di nozioni circa il tanto atteso viaggio di nozze. Cosa consigli di visitare a chi ama New York e vuole inserirla nella luna di miele?
S: Ci sono tantissimi posti da visitare. Per chi non ha mai visto New York penso che le tappe principali siano: Statua della Libertà, Central park, Time Square, Flatiron, Oculus, New York Public Library, Washington Square Park, Bryant Park, Battery Park, St Patrick’s Cathedral. Non mi soffermerò su ogni quartiere di Manhattan ma consiglio di avere un assaggio di ognuno di essi perché sono tutti diversi tra loro. Anche Brooklyn merita una visita, soprattutto DUMBO Brooklyn. Altre tappe fondamentali sono gli osservatori più famosi: l’Empire State Building, il Top of The Rock e l’One Worl Trade Center. Ma dopo aver visitato i musei e visto le attrazioni principali che si trovano in tutte le guide, mi sento di suggerire di vivere davvero la città. Di fare quei giri che poi rimangono nel cuore più di ogni altra cosa, a parer mio, in un viaggio a New York. Sentire una messa gospel ad Harlem, mangiare gli arrosticini agli stand di Bryant Park, vedere lo spettacolo delle Rockettes al Radio City Music Hall. Mangiare i cupcake di Magnolia Bakery o di Georgetown Cupcake. Ordinare cibo cinese a Chinatown. Andare nei mercatini con le specialità da tutto il mondo; assaggiare il pollo fritto coreano e smaltirlo in una lunga passeggiata sulla High Line, da dove la prospettiva degli edifici è totalmente diversa: né dall’alto degli osservatori, né dal basso delle vie. Consiglio di guardare il tramonto da Pebble Beach; vedere i colori della città che cambiano con lo sfondo del Brooklyn Bridge è qualcosa di magico. Ma la cosa più bella è proprio perdersi per i quartieri, talmente diversi tra loro da sembrare parte di città altre. Case piccole e di mattoni nel Village, edifici in ghisa a Soho, grattacieli imponenti nel Financial District, palazzi meno maestosi a Tribeca, dove si trovano pochi turisti per le vie. E poi su, nell’Upper Est Side e Upper West Side. Qui consiglio di andare proprio per respirare l’aria chic, l’eleganza pura di questi quartieri. Dall’Upper East Side si può arrivare nella nota 5th Avenue, ma questi luoghi sono tra i primi che vengono nominati nelle guide quindi non mi soffermo più di tanto. Penso che a rendere speciale l’esperienza a New York sia proprio il viverla, “parlare con lei”. Come? Andando in una delle Speakeasies o prendendo un aperitivo in un bar panoramico; io vi consiglio il 230 Fifth Rooftop Bar perché da lì si gode di una delle viste più belle della città, nonché di uno dei tramonti più incredibili. Uscire un po’ dagli schemi della guida per sentirsi davvero parte di questa città magica, che unisce cultura, divertimento e architettura in un unico luogo.

E: Adesso anche i lettori avranno capito cosa intendevo quando leggendo il tuo libro mi sono ritrovata a New York! Ci trasporti con te nei tuoi ricordi. Ma proprio perché ci sei stata hai anche qualche consiglio per prepararsi al viaggio?
S: Consiglio di fare una crociera sull’Hudson, ce ne sono tantissime e a ogni prezzo. E consiglio di prenotare il tour già dall’Italia, così da poter trovare il miglior rapporto qualità prezzo possibile. Prenotando all’ultimo il rischio è quello di spendere tanto per un’esperienza di basso livello. Io avevo prenotato, per la notte di Capodanno, uno yatch molto bello. Non avevo speso tantissimo in rapporto a quello che veniva offerto: tour lungo il fiume, cena, discoteca, brindisi di mezzanotte, vista dei fuochi d’artificio sulla Statua della Libertà.
Consiglio di prepararsi uno schema delle principali attrazioni, e di suddividere lo schema in tre macroaree: Downtown Manhattan, Midtown Manhattan e Uptown Manhattan. All’interno di queste tre aree segnare i quartieri che si vogliono visitare; fare una ricerca delle vie importanti prima della partenza, per vedere quanto distano dalle attrazioni messe in lista. Io, per esempio, volevo vedere la casa di Carrie Bradshaw (Sex and the city) e di Monica Geller (Friends), così ho controllato cosa avrei potuto abbinare lì intorno per visitare più posti in un unico giro. So che prima ho detto che è bello perdersi nella città, ma alcune mete vanno visitate, e sarebbe un peccato non vederle al momento giusto. Anche l’orario conta; per esempio, l’osservatorio Top of The Rock, a parer mio, rende molto meglio al tramonto, perché è da lì che si gode della vista più bella di New York che cambia colore. Vedere l’Empire che inizia a colorarsi è emozionante. Mentre consiglio di salire sull’osservatorio dell’Empire State Building di giorno, poiché alcuni dettagli interni dell’edificio sono a dir poco stupefacenti e meritano di essere guardati con la luce che li illumini. Tutte queste tappe vanno decise prima della partenza, così non si rischia di vedere uno dei simboli di New York nel momento “sbagliato”. Che poi non c’è un momento sbagliato, solo che alcuni posti rendono meglio se visitati in determinati momenti della giornata.
E: Grazie, i tuoi consigli sono davvero utilissimi e so che i futuri sposi ne faranno tesoro! Prima di salutarci però voglio chiederti cosa c’è in serbo per il futuro, hai qualcosa che bolle in pentola di cui vuoi parlarci?
S: Sì , due progetti diversi tra loro. Si sarà intuito che non mi piace dedicarmi ad un unico genere narrativo. Per esempio ho appena finito di scrivere un libro fantascientifico distopico che progettavo da anni. È il primo di una trilogia, non so ancora quando uscirà ma è tutto pronto, copertina compresa. Adesso mi sto dedicando a un genere diverso, una sorta di chick lit intriso di umorismo, con stampo molto ironico. Sono solo all’inizio del progetto però mi sto divertendo tantissimo. Poi ho già altri libri in mente, ma preferisco dedicarmi a una storia alla volta.
Ti ringrazio di cuore per avermi ospitata nel tuo blog. Grazie a questa intervista sono tornata nei luoghi che ho amato, e che amo, di New York. È stato come passeggiare per i parchi, lungo le vie. Fare shopping nei negozi, visitare edifici e musei. Respirare l’aria di una delle città più belle del mondo.

Grazie a te per averci permesso di viaggiare in una città tanto amata e sognata e di aver condiviso con noi la tua grande passione per la scrittura e per questa meta.
A voi futuri sposi lascio i contatti di Silvia perché al di là del viaggio e delle informazioni che ha condiviso con noi è una bravissima scrittrice e sono certa che avrete avuto modo di comprendere quanto sia bello leggerla e quanta passione trasmetta attraverso la sua penna!
Qui abbiamo parlato di “Tre amiche a New York” di cui vi lascio i link ma la scelta dei suoi libri è molto più vasta!
Sito www.silviacivano.com
Facebook Silvia Civano – Autrice
Instagram @silviacivano
Pagina autore Amazon https://www.amazon.it/Silvia-Civano
Link “Tre amiche a New York” Tre amiche a New York
La vostra eSse
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